- Notizie storico-critiche
La stagione di motori rotativi si aprì in Francia nel 1909, quando i fratelli Laurent e Louis Seguin misero a punto i primi motori rotativi aeronautici. Questa tipologia di motori godette di un enorme successo durante gli anni della Prima Guerra mondiale per le proprie doti di leggerezza e affidabilità. Eliminando i sistemi di raffreddamento a liquido, i progettisti furono più liberi di dedicare più peso alle strutture e alle carenature aerodinamiche, contribuendo in buona misura allo sviluppo dell'aviazione. Proprio per questi motivi i motori rotativi furono tra i principali propulsori utilizzati per i caccia militari impiegati nel conflitto, grazie anche alla relativa difesa dai colpi ad arma da fuoco: la foratura di un cilindro da parte di una pallottola non costituitva infatti un danno irreparabile per il motore, mentre rappresentava un serio pericolo per il radiatore, le camicie o le tubature di un motore raffreddato ad acqua. Già sul finire della guerra, tuttavia, emersero chiaramente i limiti del motore rotativo; non era possibile, infatti, un incremento sensibile della potenza del motore: l'aumento della velocità di rotazione era impossibile per via delle forze centrifughe, l'aggiunta di cilindri rendeva difficoltoso il raffreddamento della seconda stella, l'aumento del diametro del cilindro era impensabile a causa della eccessiva differenza di temperatura tra faccia anteriore e faccia posteriore. A partire dagli annni 1918-1919 i motori rotativi vennero destinati soprattutto agli aerei da addestramento. Caratteristica particolare del motore Siemens Halske SH 3, elaborato tra il 1916 e il 1917, consisteva nell'opposto senso di rotazione dei cilindri e dell'albero: i cilindri ruotavano in senso antiorario a 900 giri al minuto, mentre l'albero ruotava in senso orario alla stessa velocità, con la risultante di una rotazione sull'asse di 1800 giri al minuto.